Chi ha perso una persona importante sa che il dolore più grande, più
straziante non è quello del momento, ma arriva solo col passare dei
giorni, quando comincia a materializzarsi la sua assenza, la mancanza
dei suoi gesti, della sua voce, delle sue abitudini, anche di tutte
quelle cose che facevano arrabbiare, gli scontri, le litigate. L'assenza non ti spacca il cuore in un momento, ma
te lo avvolge in una silenziosa malinconia, non ti spinge a piangere, a
gridare di dolore ma ti circonda di un silenzio irreale, l'assenza ti
scava dentro con la pazienza e l'insistenza di una goccia, lentamente ma
inesorabilmente, ti fiacca nel corpo oltre che prostrarti nello
spirito. E la cosa peggiore è che ogni giorno ti porta un pezzettino di
disperazione e se ne porta via uno di speranza. L'assenza non si può
curare, dall'assenza non si guarisce, si può cercare di dimenticare,
cioè di non sentirne gli effetti, di non provarne il dolore, si può
mascherare; ma, quando la persona che non c'è più è stata davvero
importante, insostituibile, la sua assenza non ti lascerà mai; al
massimo potrà trasformarsi in una presenza di tipo diverso, fatta di
piccoli ricordi, di sensazioni intime e nascoste, come un'ombra che ti
sta sempre accanto anche se non la vedi.
venerdì 13 dicembre 2013
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